60 About PAVILION Sull’esempio di Venezia, anche Performa, la biennale delle arti per- formative di New York, avrà i suoi padiglioni, ma “senza mura”, imma- teriali, eterei e sfuggenti come la più ineffabile delle discipline artistiche. «I nostri “Pavilions without walls” for- niranno la cornice operativa per una collaborazione tra la Biennale newyorchese e alcuni paesi, senza i costi di mantenimento della struttu- ra e la limitazione di esporre opere di artisti di una sola nazionalità», spiega RoseLee Goldberg, direttrice e fondatrice della kermesse made in Usa che quest’anno, dall’1 al 24/11, festeggerà la quinta edizio- ne. «Mi sono detta: invece di spon- sorizzazioni una tantum non avrebbe più senso cercare di forgiare una relazione più continua e profonda tra la nostra città e l’arte, la cultura e la politica di un altro paese?». L’iniziativa coinvolgerà numerose location all’interno del perimetro cit- tadino e sarà strutturata in vari pro- getti, tra cui la sponsorizzazione di una nuova performance realizzata da un singolo artista e di un proget- to a più mani che nascerà dalla col- laborazione di diversi artisti di fama internazionale. Michele Fossi sua esposizione, “Il palazzo enci- clopedico”, tre artisti promossi dall’istituto itinerante: Morton Bartlett, James Castle e Guo Fen- gyi. «Carlo Zinelli era un artista davvero straordinario, con una storia personale affascinante, ma tuttora poco conosciuto», racconta James Brett, spiegando così il mo- tivo della sua scelta. «Inoltre, è na- to vicino a Verona (a San Giovan- ni Lupatoto, ndr), quindi sarebbe stato di casa a Venezia. Fin da ra- gazzino, Carlo era una persona creativa e affabile, lavorava come bracciante. Aveva perso la madre e il padre non si occupava di lui. Poi, nel 1939, fu chiamato alle ar- mi. Si arruolò negli Alpini e, per guadagnare qualche soldo in più, partì come volontario in suppor- to alla guerra civile in Spagna. Ma nel giro di pochi mesi fu ri- spedito in Italia profondamente traumatizzato dalla guerra, ormai incapace di comunicare. Finito in un ospedale psichiatrico, nei tardi anni 50 incontrò lo scultore Micha- el Noble che lo incoraggiò a dipin- gere e a scolpire insieme ad altri pazienti nell’atelier dell’ospedale. Da quel momento la sua vita cambiò radicalmente. Zinelli non faceva che de- dicarsi alla pittura, anche otto ore al giorno. Negli Anni 60 perfezionò la sua arte, così grafica, così avanti rispetto ai suoi tem- pi. André Breton e Jean Dubuffet vennero a conoscenza dei suoi la- vori e diventarono suoi sostenitori. Persino Dino Buzzati e Alberto Moravia scrissero saggi su di lui». L’enorme contributo artistico di Zinelli comprende quasi 2.000 di- pinti e alcune sculture; i primi, qua- si tutti realizzati su fogli bianchi, «raccontano la storia della sua vita: animali, chiese, preti, villaggi, ma anche pistole, esplosioni, cavalli con fori di arma da fuoco e soldati morti nei campi che erano i temi preferiti delle sue rappresentazio- ni, dove le immagini si accompa- gnavano a testi e parole. Sembra- no figure così allegre e colorate, eppure trattano di argomenti così tragici». In merito alla scelta della Serra come location dell’esposi- zione, Brett spiega: «L’arte di Zi- nelli non è adatta ai palazzi vene- ziani, e noi amiamo le atmosfe- re informali. Alla Serra avremo il bar costantemente aperto e ven- deremo i prodotti dello “Shop of Everything”. Sarà un’esperienza fresca e speriamo che in tanti ci vengano a trovare». (Da sinistra. Carlo Zinelli, “Un- titled”,1967;“Untitled”,1966; “Untitled”, 1966. In apertura. “Untitled”, 1967; “Untitled”, 1968. ©The Museum of Eve- rything) Margherita Laera POP UP Esposizioni nomadi. Tra Inghilterra, Francia,Italia, Turchia e Russia ABOUT MUSEUM VU5 NEW.indd 2 8-05-2013 8:14:58 May 2013